Sumud, la resistenza come risposta collettiva al trauma dell'oppressione

Sumud, la resistenza come risposta collettiva al trauma dell'oppressione

Cosa significa occuparsi di salute mentale in un sistema di oppressione? Quali categorie psicologiche vengono sistematicamente cancellate contribuendo all’annullamento del vissuto di chi è oppress? Come si ritrova un senso e un'agentività quando si è deprivat della possibilità di movimento e autodeterminazione? Ha senso parlare di ‘post-traumatico’ o ‘resilienza’ quando il trauma è continuativo e si lotta per la sopravvivenza?
Samah Jabr, scrittrice, psichiatra e psicoterapeuta, attraverso i suoi libri e il suo operato, ribalta la retorica propria di una psichiatria occidentale che tende a dipingere la salute mentale come l’esito di un processo individuale, non considerando – strumentalmente – l’impatto dei fattori sistemici che creano condizioni di ingiustizia sociale e disparità di salute.
Sumud è una spinta all’azione, è resistenza di fronte alla sopraffazione e all’occupazione. È anche un processo collettivo di riappropriazione di senso di fronte al mancato riconoscimento sociale del trauma.

Venerdì 28 febbraio, Samah Jabr in dialogo con il collettivo antipsichiatrico senzanumero e l’associazione nontantoprecisi.

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