La ricerca è di chi la fa - Assemblea nazionale contro guerra e precarietà

PROGRAMMA:
__Sabato 27 Settembre__
- ore 10:00-13:30 - Contro l'università in guerra: Bilancio e Prospettive
il percorso delle assemblee precarie universitarie in dialogo con le lotte per lo sciopero del lavoro culturale e intellettuale precario, i movimenti contro la guerra, in solidarietà con il popolo palestinese
- ore 13:30-15:00 - Pranzo Precario
- ore 15:00-17:30 - Tavoli di Lavoro:
. Pratiche di sciopero
. Un punto tecnico: Tagli e Riforme
. Contro la guerra, precarietà in convergenza
. Laboratorio studentesco
- ore 18:00-19:30 - Verso l'autunno caldo
restituzione dei tavoli e aggiornamento del manifesto APU per immaginare e organizzare insieme le prossime mobilitazioni
- ore 19:30-20:00 - Diritto allo studio è diritto alla casa
dalle borgate alle università alziamo la voce, alziamo la testa
__Domenica 28 Settembre__
- ore 9:30-13:00 - Quale sciopero per l'università?
confronto in plenaria in vista di sciopero e mobilitazioni in autunno in dialogo con le sigle sindacali che hanno seguito il percorso delle assemblee precarie universitarie
- ore 13:00-14:30 - Pranzo Precario
- ore 14:30-16:30 - La ricerca è di chi la fa!
sintesi e restituzione finale per le prossime lotte contro tagli, guerra e precarietà
L'ASSEMBLEA E' PUBBLICA
per facilitare l'organizzazione compilare il form al link
COMUNICATO
«Un paese che crede nel futuro investe nell’Università e nella ricerca». Con queste parole la ministra Bernini va fregiandosi in giro per l’Italia di aver «invertito la tendenza» e aumentato i fondi di finanziamento ordinario su cui fanno perno i bilanci di tutte le Università pubbliche. Tecnicamente, la ministra ha ragione: l’FFO per il 2025 è aumentato di 366 milioni di euro rispetto al 2024. Si tratta però di un aumento solo nominale, che avviene all’interno di una più generale politica di tagli che ha già prodotto un abbassamento dei fondi effettivi destinati al comparto Università e ricerca di 551 milioni.
In ogni caso, è una misura del tutto insufficiente: queste risorse infatti non sono destinate a stabilizzazioni o nuove assunzioni, ma servono solo a tamponare i bilanci in rosso degli atenei, ancora schiacciati dal vincolo del pareggio di bilancio che rende impossibile investire sul personale non stabilizzato.
La ministra, dunque, “dà i numeri”: mistifica la realtà per non assumersi la responsabilità politica delle sue scelte, nonostante le rivendicazioni di precarie e precari in mobilitazione tutto l’anno.
Il definanziamento dell’Università italiana è strutturale, e non dipende da piccole variazioni annuali; la modifica del pre-ruolo fatta passare quest’estate, dopo che un anno di mobilitazioni aveva contribuito a bloccare la proposta di riforma della ministra Bernini, consegna a chi fa lavoro di ricerca un labirinto normativo le cui uniche certezze sono la precarietà e la povertà.
Decine di migliaia di precari e precarie in questo momento lavorano con borse di studio e contratti che la normativa italiana non prevede più: assegni di ricerca, posizioni di ricercatore o ricercatrice di tipo A - molti dei quali finanziati con i fondi PNRR ormai esauriti - posizioni senza previsione né di stabilizzazione, né di proroga, né di accesso a nuovi contratti. Le nuove figure, inoltre, dagli incarichi di ricerca a quelli post-doc, ancora non possono essere attivate, perché mancano i decreti attuativi necessari.
Le riforme avanzate da Bernini, dalla riconfigurazione del pre-ruolo all'abolizione del sistema di Abilitazione Scientifica Nazionale (ASN), minano alla base la prospettiva di una progressiva stabilizzazione delle nostre posizioni dopo il conseguimento del dottorato. Il messaggio è piuttosto chiaro: dal lavoro accademico non bisogna aspettarsi altro che precarietà e impoverimento.
Le Assemblee precarie universitarie sono nate per respingere questa logica: una logica che precarizza il lavoro di ricerca, definanzia l’università pubblica e la ricerca scientifica, e allo stesso tempo destina miliardi alla spesa militare e alla guerra.
Denunciamo quindi con forza questo intreccio e chiediamo il raddoppio delle risorse destinate all’FFO per raggiungere la media europea. Vogliamo inoltre che queste siano indirizzate in modo chiaro alla stabilizzazione del personale precario e alla creazione di percorsi di reclutamento certi, non a coprire i buchi di bilancio degli atenei e a sostenere l’economia di guerra.
Per questo continuiamo ad organizzarci, ritrovandoci a Roma il 27 e 28 settembre in una grande assemblea nazionale, che sarà occasione di incontro e confronto anche per le studentesse e gli studenti in mobilitazione: la precarietà non può essere il nostro destino! Contro chi trincera i nostri atenei e imbavaglia le nostre voci critiche, contro chi ci silenzia, privandoci delle nostre libertà d'azione, continueremo a lottare.
Mai più sotto il ricatto della precarietà: la ricerca è di chi la fa!