Corteo antifá contro la violeza fascista e patriarcale

Il 5 giugno di 81 anni fa moriva l'ultima vittima della resistenza romana. Ugo Forno, un ragazzo di soli 12 anni, che viveva nel nostro quartiere e frequentava la seconda media alla Settembrini. Rimase ucciso durante un'azione di sabotaggio, impedendo ai tedeschi, in ritirata da Roma, di far esplodere il Ponte Salario alle loro spalle, complicando così l'uscita dalla città per gli alleati.
Quella di Ugo è una storia che parla di resistenza, che racconta il coraggio di chi non ha voltato la testa e ha reagito alle barbarie fasciste e naziste. È anche per le storie come quella di Ugo che è importante continuare a resistere. La resistenza si pratica giorno dopo giorno, nelle piccole scelte quotidiane come nelle grandi imprese. Si pratica lottando al fianco dei popoli oppressi da stati guerrafondai, come la popolazione palestinese o yemenita, lottando contro la razzializzazione e i CPR (lager di stato), contro le carceri e gli abusi delle forze dell'ordine, contro le grandi opere inutili, contro l'autoritarismo di stato; la resistenza non può che passare attraverso una lotta al sistema patriarcale, verso l’emancipazione di genere. Negli ultimi tempi il quartiere è stato palcoscenico di vari eventi, tra il femminicidio di Ilaria Sula, l'aggressione transfobica nei confronti di 3 ragazze e lo stupro di una donna che, sentendosi male, aveva cercato aiuto in un bar a viale Eritrea e qui è stata violentata dal proprietario. Questi accadimenti ci hanno portato a riflettere su come realizzare la reale attraversabilitá degli spazi.
Abbiamo bisogno di un’alternativa a ciò che vediamo ogni giorno: alle strade non sicure, alle case non sicure, ad ogni spazio, dai luoghi di socialità a quelli del sapere, intriso della cultura patriarcale che ci annienta, ci priva di un’identità, e, a volte, infine ci uccide.
Il processo per la costruzione di spazi antifascisti non può che passare per una decostruzione delle dinamiche patriarcali che penetrano ogni mente, relazione e luogo.
Per questo, alla violenza di genere che vediamo dilagare nel nostro quartiere opponiamo la nostra resistenza, riappropriandoci con i nostri corpi delle nostre strade, verso un quartiere e una città transfemminista.
Allo stesso modo bisogna lottare contro le derive ultranazionaliste e autoritarie degli stati europei e non. Bisogna lottare contro i nuovi fascismi, i fascismi che dopo il '45 hanno imparato ad infiltrarsi e andare a braccetto col nuovo regime, dove il denaro è il vero padrone.
Hanno capito che tenere una faccia pulita è più efficace, che nascondendo il loro volto sudicio e violento dietro alla maschera della "democrazia" avrebbero ottenuto più consensi. Così hanno fatto, e ora sono al potere. Apoteosi di questa lenta metamorfosi è sicuramente "Fratelli d'Italia" che, reduce dall'MSI, continua a promulgare idee razziste, xenofobe, omotransfobiche, liberticide e imperialiste. La giovanile di FdI, "Gioventù Nazionale", è l'esempio perfetto di questa doppia faccia. Da una parte c'è quella pulita davanti a media e giornalisti, d'altra parte c'è invece la faccia squadrista che agisce con intimidazioni e aggressioni a danni dell3 compagn3. Con la solita retorica vittimistica e in nome della libertà di espressione, ragazzi in camicia e cravatta, dal volto democratico, diffondono idee profondamente violente e discriminatorie.
Lo scorso 10 maggio, gioventù nazionale ha aperto una sede nel quartiere africano, su via Tripoli.
Quel giorno come assemblea antifascista di Trieste-Salario abbiamo organizzato una contestazione durante l'evento di apertura e, casualmente, il giorno dopo, sono apparse in quartiere scritte intimidatorie nei confronti della nostra realtà e di due nostri compagni; una di queste scritte è stata fatta sotto casa di uno dei due e il suo nome sul citofono è stato cancellato. Davanti alle solite infami intimidazioni di questi fascisti non ci spaventiamo, ma crediamo sia ancora più importante continuare a mobilitarsi perché quella sede venga chiusa, definitivamente. Non possiamo accettare che in uno snodo così importante del quartiere continui ad esserci un rifugio della violenza e dell'ipocrisia fascista, non possiamo permettere che nel nostro quartiere si diffondano e si discuta in tranquillità di idee discriminatorie. Per questo riscenderemo per le strade del nostro quartiere l'8 giugno, per ricordare l' esempio di Ugo Forno e ribadire che nei quartieri non ci può essere spazio per i fascisti, né possono passare in silenzio gli atti di violenza patriarcale.
CHIUDERE LE SEDI DEI FASCISTI, ABBATTERE IL SISTEMA PATRIARCALE TS ZONA ANTIFA, TS ZONA FUCSIA