AMOMAMMA - Il carcere visto attraverso il tatuaggio

Scrivere sulla propria pelle è una pratica che risale a migliaia di anni fa. Il volume indaga
le caratteristiche di comunicazione, autodeterminazione ed esercizio di libertà legate a
questa pratica, mettendone in luce le implicazioni all’interno degli istituti penitenziari.
Il libro spiega perché per i detenuti – che vivono in una condizione di vulnerabilità e senza
adeguate tutele che garantiscono loro sicurezza fisica, psicologica, esistenziale e
giuridica – sfidano i pericoli e fanno largo uso di questa pratica di scrittura.
“Il tatuaggio ha un profondo valore simbolico. L’immagine stampata sul corpo
è l’unica forma tangibile che non può essere sottratta ai privati della libertà”,
spiegano i curatori.
Dopo aver descritto le fonti normative, le tecniche e gli strumenti utilizzati, il testo
affronta la questione della clandestinità, che rende il tatuaggio in carcere molto
pericoloso.
MA, LA DIREZIONE VERSO CUI DOVREBBERO LAVORARE LE ISTITUZIONI È QUELLA DELLA
“RIDUZIONE DEL DANNO”, SIA FISICO CHE ESISTENZIALE.
Amomamma invita dunque a riflettere su un fenomeno che riguarda la dignità umana
e i diritti fondamentali dei detenuti, con l’ambizioso obiettivo di una convivenza sociale inclusiva.